Il Network for Greening the Financial System (NGFS), proietta scenari catastrofici se non si acellerano le politiche di transizione
Nell’articolo di Today si riporta come le istituzioni finanziarie, quali il NGFS e la BCE, stanno elaborando scenari sugli impatti fisici ed economici di una mancata transizione energetica e del non raggiungimento degli obbiettivi europei di contenimento dell’aumento della temperatura.
Nello scenario Hot House World elaborato dal NGFS, con un aumento attorno ai 2,5 gradi, entro il 2050 si potrebbe assistere a “una perdita annua del prodotto interno lordo (PIL) globale del 3,1% a causa delle ondate di calore, del 4,2% per la siccità, dello 0,6% per le inondazioni fluviali e dello 0,2% per i cicloni tropicali”.
La BCE ha elaborati modelli simili che evidenziano che imprese presenti nelle regioni del mondo più impattate potrebbero essere soggette al rischio climatico fisico e di transizione fino a quattro volte in più rispetto alla media.
Da alcuni anni anche attraverso questo blog sostengo la necessità che le istituzioni finanziarie svolgano un ruolo chiaro nel definire processi di valutazione degli investimenti che favoriscano i cossti di transizione che ‘sono decisamente più bassi rispetto ai potenziali costi fisici da sostenere per far fronte ai danni dei disastri naturali nel lungo periodo’.
Nelle grandi aziende che generano la gran parte degli investimenti globali questo approccio stenta ancora ad essere applicato e solo l’autorevolezza ed i limiti imposti da istituzioni lungimiranti potrà essere cambiato. Il risultato di breve periodo è prevalente.