Riuscirà l’ Italia a salire sul podio dell’ innovazione nelle Scienze della Vita in Eurozona?
Condivido un intervento al Convegno di presentazione del secondo Report Listup, realizzato dall’osservatorio di ricerca di Indicon in collaborazione con Growth Capital, Innovup e Italian Tech Allianc
«E l’Italia – ha continuato Marco Venturelli, Presidente del CdA di CheckMab e Ambassador di Federated Innovation @MIND – ce la deve fare a salire sul podio dell’innovazione nelle Life Sciences in Europa» E ce la può fare se riesce a fare sistema. «Con la produzione scientifica italiana in crescita, lo sforzo in corso nell’adeguamento del Technology Transfer, i fondi PNRR e la maturazione dei suoi VC con l’apporto di ENEA Tech e Biomedical e CDP Venture Capital SGR, un ampio settore di ricerca clinica e una produzione biopharma al top, gli ingredienti ci sono tutti». Per accelerare, ha detto Venturelli, serve collaborazione, valorizzare le specificità e andare oltre la frammentazione: bisogna creare processi di collaborazione strategica tra ricerca clinica e impresa. Non è semplice, ma i VC ci insegnano a collaborare e a suddividere il rischio».
Grazie Francesco,
anzitutto ringrazio molto Indicon, Innlifes e gli sponsor di questa iniziativa per avermi invitato a rappresentare il punto di vista delle imprese sulle potenzialità di collaborazione con Startups e PMI innovative nelle Life Sciences in Italia, in occasione della presentazione dei loro risultati.
Come forse saprete negli ultimi 7 anni ho avuto il piacere di facilitare il processo di open innovation di una grande impresa, di essere nel gruppo di lancio di una rete di impresa nelle Scienze della Vita , Federated Innovation a MIND e più recentemente di entrare nel CdA di Checkmab, una start up che ha fatto della collaborazione con la grande impresa un punto chiave del suo successo.
Spero quindi di poter condividere qualche spunto di interesse con questo qualificato parterre.
Sono molto ottimista sul futuro dell’innovazione in LS in Italia. Nel mondo nel 2022-23 le top 20 compagnie farmaceutiche globali hanno investito $145 miliardi di dollari in R&D e sono alla ricerca disperata di migliorare il loro outcome ed il Return on investment e vedono nelle collaborazioni esterne, sempre di più una fonte di innovazione.
L’ investimento in VC in Italia sta crescendo e abbiamo visto dai dati appena condivisi che le startups in Life Sciences stanno crescendo numericamente del 5.3%. Growth capital conferma che l’ammontare raccolto dalle startups nel primo semestre nelle LS ha raggiunto il 90% (166m) di quello dello stesso periodo dell’anno precedente).
Il Report di oggi ci dice che numericamente il 40% of LS start-ups appartiene alla categoria Digital Health seguita da Med Tech (28%), Healthcare P/S (23%) e Biotech/Pharma (9%). L’ammontare in Medtech è cresciuto di 5 volte nel primo semestre a 23M. In termini di investimenti tra il 2019 ed oggi è invece la gran parte degli investimenti in Biotech/Pharma (46%), seguita da Med Tech with 41,5%.
Alla crescita in Medtech penso di poter affermare che le imprese operanti in Italia abbiano contribuito a facilitare in modo importante. Negli anni recenti molte grandi imprese sono partite da questo settore per i loro programmi di open innovation anche per la rilevanza della trasformazione digitale su questo comparto. Ad esempio l’Health and Biotech accelerato di MSD o l’accordo di Jansen con Bio4dreams a MIND nell’innovation circle.
Se penso all’esperienza in Novartis, un esempio è stato Bioupper, un programma di open innovation nato come Corporate social responsibility e trasformato in un programma strutturato di scambio di know how e competenze tra l’impresa e le startup. Oggi il programma è confluito in un programma globale Biome a sostegno della trasformazione digitale in Sanità.
Penso ad Astrazeneca che ha incluso MIND tra gli innovation hubs della sua rete Globale e ai recenti rilanci di Open zone e l’entrata di Angelini ventures. Non è una lista esaustiva ma sono segnali di come le aziende si stiano spostando sempre più verso la collaborazione con i “piccoli”.
Tutti questi programmi hanno suscitato gli interessi e le attenzione dei rispettivi team global attenti all’innovazione.
Se innovatori ed aziende saranno capaci di cogliere le opportunità incluse dal PNRR e sostenute da CDP, nei prossimi due anni avremo gli investimenti del Centro Nazionale di terapie geniche, l’ecosistema della Salute in Toscana, parte dell’ecosistema MUSA di Regione lombardia, gli acceleratori nazionali CDP Frontech, Personae, Vita e Next age che hanno tutti una componente di Life Sciences, quanto condiviso da Maria Cristina Porta per Enea tech come fonti di creazione di nuove realtà. Un esempio milanese già evidente degli effetti positivi di questo extra funding è l’incremento ad degli stanziamenti a Seed4innovation, il programma di acellerazione dell’ Università di Milano, come parte dell’ecosistema MUSA.
Nella maggior parte di questi programmi, le regole europee prevedono che i fondi siano anche destinati alla creazione di start up.
Il cambiamento culturale sta anche avvenendo nelle relazioni tra imprese e centri di ricerca grazie ai programmi di potenziamento degli uffici di Trasferimento tecnologico, la rete PerfeTTO , i FITT – Fondazione per l’innovazione ed il trasferimento tecnologico e Center for Innovation and Technology Transfer a MIND che vogliono accelerare la trasmissione di conoscenza e la realizzazione di proof of concept. Creano occasioni strutturate di scambio, di incontro e finanziano iniziative.
In Italia le imprese, nella stragrande maggioranza, non si sono organizzate con programmi strutturati di corporate venture fund ma grazie alle opportunità dei VC specializzati che stanno crescendo hanno l’opportunità di collegarsi più strettamente con il mondo dell’innovazione.
Probabilmente l’approccio alle startup è ancora prevalentemente volto ad avere delle “antenne” su quello che sta avvenendo più che una forma di crescita strategica. L’open innovation è una opportunità per esporre i propri manager ai nuovi trend motivandoli ad agire come mentor o advisors, per aumentare la cultura imprenditoriale dell’impresa facilitando il risk taking e l’innovazione bottom up ma nei prossimi due anni tutto il lavoro fatto e le extra risorse dovrebbe far fiorire l’ecosistema.
Alle startup e PMI il suggerimento nella relazione con le corporate è anzitutto di pazienza e perseveranza: per la startup il progetto rappresenta il 100% del focus, per la grande impresa solo una piccola % che poi come dicevo molto spesso rallentato da processi e cultura interna non ancora allineati con la dinamica dell’innovazione.
Ricordo ad esempio quanto si dovette fare in Novartis, anni fa, per definire dei processi semplificati di procurement per poter siglare velocemente accordi con le start up. Si era totalmente impreparati rispetto alle molte garanzie e controlli previsti normalmente.
Per la startup la collaborazione con i grandi permette di validare più rapidamente la prova tecnica del concetto in vivo, la valutazione commerciale della tecnologia e l’eventuale estensione ad altri ambiti ed il supporto regolatorio e normativo che gli esperti delle grandi aziende hanno.
Come meglio affrontare e sfruttare queste opportunità? Le sfide della salute del futuro si affrontano con la collaborazione. Questo è l’approccio della Federated Innovation a MIND che facilita le connessioni tra ricerca, clinica e mercato facendo condividere ai soggetti coinvolti le strategie ed i programmi per trovare aree di interesse comune. Il modello MIND ha riscontrato, tra i tanti l’interesse di un soggetto esperto in accelerazione, il programma Berkley Skydeck che ha costituito lì la sua sede europea, come anche il polo nazionale di trasferimento tecnologico Extend (CDP/Evotec).
L’approccio collaborativo è anche sostenuto dai programmi PNRR ed è quello che mi sento di suggerire a tutti noi come conclusione del mio intervento.
Se vogliamo fare della diversità, la frammentazione, la qualità e specializzazione degli operatori italiani nel mondo dell’innovazione in ambito salute, un punto di forza e di accelerazione esplosiva dobbiamo aggregarci e trovare mediazioni win-win.
Nei posts sui social a commento dell’iniziativa di oggi, scrivevo che l’ Italia ha tutti i numeri per salire sul podio dell’ Eurozona e superare la Spagna in investimenti in VC.
Perché?
Nell’ eurozona l’ Italia è terza per PIL, e anche se in % sul PIL la spesa in ricerca ci porta al 14 posto, in valore assoluto siamo terzi con 25 miliardi.
Non ho i dati per settore, ma ho letto dal report di Growth capital che la Spagna ha investito in VC 800M nel primo semestre 2024, flat rispetto alla media dell’ anno precedente mentre nella prima metà in Italia siamo a 670 in crescita doble digit sulla media dell’anno precedente,
Le scienze della vita possono essere un importante driver di questa crescita perché In euro spesi in ricerca per la salute per cittadino spendiamo in % sul totale della ricerca, secondo Eurostat, più della media Europea.
Abbiamo tante componenti che possono portare la collaborazione tra imprese e startup sul podio dell’eurozona.