Del Pini: Ecco l’uomo: un desiderio di vita, di amore, di felicità – Vita Amore e Felicità umana solo in Dio trovano compimento
Ha fatto discutere l’ elogio funebre di Silvio Berlusconi (come di seguito riportato da Domus) e scatenato, come sempre, opinioni discordanti e difformi. Per me “cultore del tema Felicità” è stato un interessante momento di apprendimento e riflessione. La Felicità umana, di fronte alla morte si scontra con il mistero del giudizio divino. Dobbiamo dire, con Pirandello, che “la vita non si spiega, si vive” o con Camus che solo l’esistenza di Dio spiegherebbe una vita altrimenti assurda?
Nel suo primo paragrafo Mons. Delpini descrive la “forza biologica” del vivere umano: “tentare di vivere ancora” e “cercare via d’uscita anche dalla valle più scura”. A me ricorda il mito di Sisifo come espresso da Camus (da Berardinell – Avvenire): se la vita valga o no la pena di essere vissuta: ma soprattutto perché viverla e come viverla, nonostante i molti irrisolti misteri che la accompagnano. Secondo il mito, Sisifo è condannato a spingere in cima a un monte un masso che ogni volta rotolerà di nuovo a valle. È una delle più perfette immagini dell’assurdo in cui viviamo. Eppure la frase con cui Camus concludeva il suo libro è questa: «Bisogna immaginare Sisifo felice». Nonostante tutto, o per solidarietà con la solitudine degli altri.
VIVERE E RESISTERE
Vivere e resistere e non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che ci sia sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita. Vivere e desiderare una vita che non finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre una via d’uscita anche dalla valle più oscura.
Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora. Ecco che cosa si può dire di un uomo: un desiderio di vita, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.
La solidarietà con la solitudine degli altri, l’ amore, come citato da Del Pini, è il secondo motore, dopo quello biologico citato prima. L’ essere sociale come ragione di vita e “cercare un amore più grande, più forte”. Come quello di Dante per Beatrice? “La donna è colei che salva il Poeta, l’amore assume un aspetto trascendente, il sentimento si eleva al di sopra della semplice passione, in una comunanza di spirito che salva Dante dalla perdizione e lo porta alla consapevolezza dell’immensa grandezza di Dio e della necessità della Fede per comprendere nella loro interezza i misteri della vita umana” (Da Patrimonio d’arte).
AMARE ED ESSERE AMATO
Amare e desiderare di essere amato. E cercare l’amore, come una promessa di vita, come una storia complicata, come una fedeltà compromessa. Desiderare di essere amato e temere che l’amore possa essere solo una concessione, un’accondiscendenza, una passione tempestosa e precaria. Amare e desiderare di essere amato per sempre e provare le delusioni dell’amore e sperare che ci possa essere una via per un amore più alto, più forte, più grande.
Amare e percorrere le vie della dedizione. Amare e sperare. Amare e affidarsi. Amare ed arrendersi. Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di amore, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.
Felicità, contentezza, gratitudine, appagamento. E’ il terzo motore della vita. Il desiderio di gioia. L’ eudaimonia aristotelica dell’ uomo/donna che apprezza fino in fondo ciò che è ed ha realizzato. Ma anche qui Del Pini ammonisce: la verà Felicità ha il compimento in Dio.
ESSERE CONTENTO
Essere contento e amare le feste. Godere il bello della vita. Essere contento senza troppi pensieri e senza troppe inquietudini. Essere contento degli amici di una vita. Essere contento delle imprese che danno soddisfazione. Essere contento e desiderare che siano contenti anche gli altri. Essere contento di sé e stupirsi che gli altri non siano contenti.
Essere contento delle cose buone, dei momenti belli, degli applausi della gente, degli elogi dei sostenitori. Godere della compagnia. Essere contento delle cose minime che fanno sorridere, del gesto simpatico, del risultato gratificante. Essere contento e sperimentare che la gioia è precaria.
Essere contento e sentire l’insinuarsi di una minaccia oscura che ricopre di grigiore le cose che rendono contenti. Essere contento e sentirsi smarriti di fronte all’irrimediabile esaurirsi della gioia. Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di gioia, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento
E Silvio, come per tutti noi, eccolo davanti a Dio, se c’è, o al nulla. Non è una delle sue barzellette con San Pietro e le chiavi del Paradiso. E’ l’immanenza della vita e del destino. Gloria, onori, denaro spesi in un bar di Milano 2 prima dell’agonia finale in un letto di ospedale. Vita, Amore, Felicità ormai finite.
CERCO L’UOMO
Quando un uomo è un uomo d’affari, allora cerca di fare affari. Ha quindi clienti e concorrenti. Ha momenti di successo e momenti di insuccesso. Si arrischia in imprese spericolate. Guarda ai numeri, forse si dimentica dei criteri. Deve fare affari. Non può fidarsi troppo degli altri e sa che gli altri non si fidano troppo di lui. È un uomo d’affari e deve fare affari.
Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico, nei nostri tempi, è sempre un uomo di parte. Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta.
Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà.
Ma in questo momento di congedo e di preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento. Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio.
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