Anna Di Giuseppe: Il CFO e la sua organizzazione felicemente (e consapevolmente) (dis)organizzata
Condivide l’articolo di Anna di Giuseppe
I CFO in azienda sono visti principalmente come i severi garanti della legalità e della efficienza aziendale.
Per questo spesso, prima di entrare nel reparto amministrativo, i colleghi fanno un grande sospiro nella consapevolezza che una bella ramanzina li attende.
Uno degli obiettivi di un CFO è quello di gestire il caos, il disordine, di lottare l’eterna guerra contro la naturale deriva verso l’entropia.
Spesso il CFO si sente come Don Chisciotte che lotta contro i mulini a vento e si sente poco amato.
Il CFO e il suo team spesso ricevono i “problemi” quando si sono già manifestati. Qualche volta si trova a mettere toppe a marachelle che qualcuno ha fatto per raggiungere un obiettivo virtuoso per l’azienda ma con alcune conseguenze disfunzionali rispetto alla sostenibilità del processo posto in essere.
Per questo il CFO più di qualunque altro in azienda vede le criticità, spesso, purtroppo, troppo tardi per evitarle, aggirarle o superarle.
E se provassimo a cambiare la narrazione?
Il CFO è in verità un eroe che con passione giorno dopo giorno affronta sfide e cerca di tenere la barra dritta. Il suo costante focus è mettere ordine e incanalare il caos aziendale, generato dall’indispensabile e insostituibile creatività, dell’imprenditore, del CEO o dei reparti vendite e marketing, in processi in linea con le regole (contabili, fiscali, finanziarie regolamentari, … ).
Come cambierebbe la storia se il CFO fosse anche un po’ CHO (Chief Happiness Officer), se, nel suo essere garante della legalità, allo stesso tempo fosse la centrale di ascolto attivo dell’azienda, il sorridente mentore da cui andare per illustrare una difficoltà e per risolverla, tenendo a mente il benessere della persona in difficoltà oltreché del reparto e dell’azienda e della compliance della stessa rispetto alle regole del gioco?
Ecco questo è il focus che un CFO, un CEO e chiunque in un’organizzazione dovrebbe avere: ricercare la felicità dei propri stakeholders.
Per far questo ci aiuta la scienza della felicità su cui si basano le organizzazioni positive.
In verità, ogni organizzazione, quale entità composta da persone organizzate per uno scopo, ha come obiettivo ultimo il raggiungimento della felicità, così come scopo ultimo di ogni persona è raggiungere la felicità. La sfida è riuscire a far andare le felicità di ognuno nella medesima direzione!
Se le organizzazioni si strutturassero in modo da soddisfare i bisogni congiunti dei propri stakeholders, perseguirebbero necessariamente una “felicità” condivisa e non a scapito di una o più parti in gioco.
È semplice cambiare assetto comportamentale ma non è banale. Infiniti, infatti, sono i programmi che sono installati in noi e che vanno in esecuzione automatica portandoci verso logiche disfunzionali di aggressività, competizione sfrenata, e di approcci WIN -LOOSE.
Basterebbe cominciare a pensare con una logica WIN WIN e il gioco sarebbe fatto.
L’esperienza insegna tuttavia che tutto questo può accadere solo se tutte le figure apicali condividono il medesimo obiettivo.
È per questo che il CFO più di altri in azienda può essere l’artefice del cambiamento e “convertire” il CEO affinché la sua organizzazione diventi un’organizzazione felice. Numeri alla mano, infatti, il CFO potrà vincere le sue resistenze mostrando come avere un’organizzazione felicemente (dis)organizzata, in cui le persone remano serenamente nella medesima direzione condividendo e valorizzando i talenti di ognuno, riesca ad essere più produttiva più performante con minori turn over e quite quitting.
Provare per credere!